La musica come linguaggio universale…
il canto come dimensione dell’anima:
una realtà che consente di comunicare,
di gettare “ponti” verso gli altri
ed, insieme, di esprimere se stessi,
i diversi sentimenti e momenti della propria vita,
della propria anima.
Un linguaggio senza tempo,
senza territori né confini:
voce di tutta l’umanità, di qualsiasi tempo e luogo.
È lì che il canto vive:
lì dove le parole sacrificano una parte di loro,
quella legata al predominio del significato
rispetto al suono vocale
che ne è il veicolo.
Un veicolo di comunione profonda con se stessi,
con l’altro e con l’Altro:
il mistero della vita.
Conoscere il canto dell’anima
è “con-nascere” insieme all’anima.
La pratica del canto ci porta dal fare all’essere.
Si è ciò che si canta.
Si è, innanzitutto.
Ma bisogna credere nel canto
perché il canto sia vivo:
se il suo veicolo è la voce, la sua fonte è la fede.
Semplice, profonda fede in ciò che si sta vivendo.
Altrimenti si tratta solo di una forma ben espressa,
di estetica formale
e non di vibrazione che genera e rigenera.
Ogni forma autentica di canto è perfetta in sé,
ha la sua verità.
È necessario lasciarsi abitare dalla voce,
lasciarsi sorprendere
e addirittura trasformare da essa.
È la voce stessa che ci aiuta
a superare i nostri confini, illuminandoli.
E affinché la vibrazione del suono vocale
sia profondamente autentica
– capace di nutrire l’anima
da cui il canto stesso è generato –
è necessario conoscere il valore vitale del silenzio.
Poiché il canto è il sacrificio del silenzio:
tutto ciò che risuona dopo un’intensa pratica del canto è un nuovo silenzio vivo
che ha un grandissimo potere di rigenerazione.
Un silenzio che non è arido o disanimato
ma fertile e pieno di pace.
Essere capaci di ascoltare quest’eco
e gli effetti che ha sul corpo
è ascoltare la vita che scorre.
È lì che il canto prende forma:
nel rapporto simbiotico tra istinto e consapevolezza,
nell’equilibrio tra passività e attività,
tra ricettività e creatività.
Tutto il corpo canta,
tutto il corpo ascolta,
tutto il corpo vive.
“Questo immortale istinto del bello
ci fa considerare il mondo
e tutte le sue bellezze come un riflesso,
come una corrispondenza del cielo.
La sete inestinguibile di tutto ciò che è al di là,
e che rivela la vita,
è la prova più viva della nostra immortalità.
Con la musica e attraverso la musica,
l’anima intuisce la luce che splende;
e quando una musica perfetta
fa nascere le lacrime agli occhi,
queste non sono segno di eccessiva gioia,
ma piuttosto indice di una natura
esiliata nell’imperfetto
che bramerebbe possedere subito,
in questo mondo, un paradiso rivelato”
(Baudelaire)